Giro-E 2022 Tappa 13 Edolo – Aprica (Sforzato Wine Stage)
Appuntamento a domani per la tappa numero 14, Levico Terme – Lavarone.
Aprica, 24 maggio 2022 - Il Comunicato che il direttore del Giro-E, Roberto Salvador, spedisce a tutti i team manager ogni sera, ieri alla voce “Le salite di domani” recitava così: “Dal km 5,6 al km 18,2, 962 metri di dislivello, 7,6 per cento di pendenza media, con 16% di pendenza massima (Passo del Mortirolo); dal km 57.8 al km 71,3, salita di 13.5 km, 1.078 m di dislivello, 8.0% di pendenza media, con 13% di pendenza massima (Santa Cristina)”. Ci siamo, è arrivato il Mortirolo. Altra salita simbolo di questo Giro-E che, in quanto a montagne, si rivela il più duro di sempre. Dopo Etna, passo Lanciano, Blockhaus e Verrogne, adesso il Mortirolo, e non è finita qui.
La tappa Edolo – Aprica (Sforzato Wine Stage)
Quando si arriva in montagna, è facile che i luoghi, e le città, abbiano avuto a che fare con il Giro d’Italia. Edolo, per esempio, città di partenza della tappa numero 13, ha già ospitato il Giro nel 1997, come arrivo della 21esima tappa, vinta da Pavel Tonkov. Essendo in una posizione strategica, Edolo è amica dei ciclisti. Costituisce una cerniera tra territori diversi: il passo dell’Aprica e la Valtellina, che si raggiungono in una quindicina di chilometri, mentre Ponte di Legno e il Tonale distano poco di più. Adagiata alla confluenza dell’Oglio e Ogliolo, è ancora oggi crocevia di antichi percorsi che portano ad alcuni noti passi alpini, nonché traguardi ciclistici: Passo Tonale, Passo del Mortirolo e Passo Gavia. Gran parte del territorio circostante è salvaguardato attraverso l’istituzione di parchi naturali: il Parco dell’Adamello e il Parco Nazionale dello Stelvio.
Bici a go-go, dunque. Soprattutto oggi, quando da qui parte il tappone che, oltre al Mortirolo, vede un’altra salita di categoria 1, il Valico di Santa Cristina, in prossimità dell’arrivo. E pensare che questa è la Sforzato Wine Stage, dedicata, come dice il nome, allo Sforzato di Valtellina, il vino principe della zona a base di uve nebbiolo. Fatto che avrebbe dovuto suggerire una tappa più tranquilla, per potersi dedicare alla degustazione di questo nettare alcolico che in zona chiamano, michevolmente, “sfurzat”.
Il personaggio del giorno – Carlos Checa
Dalle due ruote alle due ruote, ma senza motore. Con la grinta che ha dimostrato in una lunghissima carriera in sella alle moto, lo spagnolo Carlos Checa oggi ha affrontato oggi il Mortirolo in sella a una e-road del team Valsir, squadra che si sta distinguendo per la caratura dei suoi ospiti. Checa ha esordito nel Motomondiale nel 1993, ha disputato 222 Gran Premi, vincendone due. Nel 2008 il passaggio in Superbike, categoria che lo ha esaltato e nella quale ha disputato 150 gare vincendo l’agognato e meritato titolo mondiale nel 2011.
“Sono sempre andato in bici… fino a che non scoperto la bici col motore!”, racconta Checa. “Ma onestamente ho continuato ad andare in bici anche dopo, quando le moto sono diventate la mia passione. Ho sempre usato la bici per prepararmi fisicamente, per fare il fiato. In bici vado più forte in discesa, è chiaro. La salita devo ancora metterla a punto. Ma a casa, ad Andorra, nei Pirenei, ho una mountain bike elettrica, e mi diverto tanto a usarla in fuoristrada. Esco con gli amici: sono molto amico di José Antonio Herminda, campione del mondo di mountain bike, e di Purito Rodríguez, un grande scalatore. Grazie alla bici elettrica posso uscire assieme a loro, altrimenti sarebbe impossibile. Sono fraterno amico di Igor Astarloa, sono qui perché mi ha invitato lui. È molto bello scoprire il mondo del Giro d’Italia, è un fantastico evento. Fare il Mortirolo con una bici da corsa è una grandissima opportunità. Con Igor farò anche la prossima Maratona delle Dolomiti, a inizio luglio, ma lì dovrò pedalare, non ci sarà la batteria! Tra i campioni spagnoli di ciclismo, Valverde è fantastico, alla sua età fa cose meravigliose. Ma Indurain per la Spagna è un idolo, ha segnato un’epoca”.