Kobarid (Caporetto) Slovenia – Santuario di Castelmonte
Appuntamento a domani per la tappa 17, Alleghe – Marmolada (Passo Fedaia)
Santuario di Castelmonte, 27 maggio 2022 - Quante storie, Caporetto? Quanto ancora hai da raccontarci della stupidità e della follia dell’uomo? E del suo coraggio, anche?
Sono passati 105 anni – 105, come le edizioni del Giro d’Italia – da quei giorni d’autunno del 1917 in cui soldati austro-ungarici e soldati italiani si massacrarono. È stata la battaglia, e la guerra, dei nostri nonni per noi che abbiamo cinquant’anni, e dei bisnonni per le generazioni che seguono. Non bisogna mai dimenticare gli errori. Ma neanche il coraggio di chi affrontò l’orrore per senso del dovere o amor di patria.
Il Giro omaggia i caduti di ogni fronte, oggi, deviando in Slovenia e transitando, con i professionisti, da Caporetto, anzi, da Kobarid, che invece sarà città di partenza del Giro-E. Un bel gesto, di un evento sportivo che ha saputo spesso compiere gesti simbolici importanti.
La tappa di Kobarid (Caporetto) – Santuario di Castelmonte
Il percorso (del Giro-E) è degno dei luoghi che attraversa: 56 chilometri, 2.000 metri di dislivello, arrivo in salita. Una tappa a quattro stelle. Avvio già in Slovenia, e a freddo il Kolovrat, prima asperità di giornata, una prima categoria di 10 chilometri per 950 metri di dislivello, 9,2 per cento medio con punte al 15 per cento. Una lunga e tecnica discesa fin verso il chilometro 48, dopo essere transitati da Cividale del Friuli, da cui comincia la seconda salita, quella al Santuario di Castelmonte, provincia di Udine, luogo altrettanto mistico: 7 chilometri, 515 metri di dislivello, 7,8 per cento medio con punte al 14 per cento. Serviranno motori e gambe. Niente, comunque, rispetto ai professionisti, che oggi pedaleranno per 177 chilometri. Arrivo in salita, da grimpeur, come si conviene alle tappe più belle.
È insomma una tappa significativa, sia dal punto di vista ciclistico sia dell’intensità dei luoghi. Una sorta di pellegrinaggio.
Il personaggio del giorno – Roberto Ferrari
Professionista dal 2007 al 2019, in finale di carriera con Lampre e UAE Emirates, Roberto Ferrari è il capitano del team Valsir 2 (Valsir ha disputato tutto il Giro-E 2022 con ben due team). Velocista, ha ottenuto vari successi, tra cui una tappa al Giro d’Italia, esattamente dieci anni fa.
“È il terzo anno che faccio il Giro-E, e lo trovo sempre bello. L’entusiasmo dei nostri ospiti è alto, vivono una bellissima esperienza una bellissima giornata. Questo ti ripaga del tanto lavoro che c’è dietro, perché il giro in bici è solo l’ultimo tassello dell’impegno di un’intera squadra di professionisti. A me piace pedalare ma non fare fatica. Quando ho smesso, l’ho fatto perché ero proprio al limite, avevo fatto troppi chilometri, non avevo più voglia di fare fatica, e sto continuando a non avere voglia di fare fatica. Il Giro-E però, come ho detto, mi piace, perché non è stressante. I nostri ospiti, che sono invitati da Valsir, quando fanno gli ultimi tre chilometri della tappa, tra due ali di folla, con le transenne a bordo strada e tutti i colori del Giro, sono veramente emozionati. Lo vedo e mi fa un grande piacere. Per noi professionisti è una cosa normale, ma per un appassionato che non ha mai vissuto il ciclismo a livelli professionali è una bellissima esperienza, un’esperienza unica. Dieci anni fa vincevo la mia unica tappa al Giro: era il 2012, arrivo in volata a Montecatini. Io ero un velocista, non uno scalatore. Grazie alla bici a pedalata assistita, tutte queste salite del Giro-E non mi pesano. La bici aiuta tanto, le andature sono turistiche, è bello pedalare su queste salite lunghe che se le facessi su una bicicletta muscolare non riuscirei a godermele. Anzi, se devo essere sincero, con una bici senza motore non le farei proprio”.